Attorno al 1950 nella vasta area del Plateau Centrale marocchino, alle pendici dell’Alto Atlante, che comprende le città di Boujad e di Beni- Mellal perlopiù popolata da etnie di origine araba, si sono verificate condizioni di criticità nel reperire filati tradizionali, facendo sì che le annodatrici locali, spinte dalla necessità, hanno cercato altri materiali per poter continuare a produrre manufatti per uso domestico. Dapprima vesti dismesse, brandelli di coperte, tessuti sono stati tagliati in striscioline che avessero dimensioni tali da poter essere utilizzate sia per annodare che per realizzare la struttura del tappeto; il termine Boucherouite (dall’arabo dialettale “boucharouette”) significa proprio “tessuti strappati”. La ricerca di stoffe a costo zero o più basso possibile, ha portato le tessitrici ad utilizzare materiali della più disparata origine e provenienza, costringendole a confrontarsi con gamme cromatiche sconosciute ai filati tradizionali, che venivano ancora tinti con coloranti naturali. A questo punto si è concretizzata un’insospettata interazione tra necessità, coraggio ed autonomia creativa.
Esiste una innata vitalità creativa che riesce a esprimersi in maniera da diventare vera e propria Arte. Capita che quest’Arte non abbia la coscienza di esserlo né aneli ad essere riconosciuta come tale, distante da ogni forma di definizione e da concetti astratti che non le appartengono. E’ questa abilità di sorprendere e il loro espressionismo che più ci hanno sedotto dei tappeti marocchini Boucherouit. Presentando e codificando questa splendida selezione di tappeti, ne riconosciamo l’intrinseca valenza estetica e il valore artistico, ne comprendiamo la selvatica poeticità e li assurgiamo ad oggetto d’Arte.
Fino agli anni 20 del 1900, i tappeti Berberi erano di difficile reperimento e ad esclusivo uso personale delle famiglie berbere, negli anni successivi, la commercializzazione ha contribuito a far conoscere questi straordinari manufatti senza snaturarne l’intrigante origine. Ogni tappeto berbero dei Beni Ourain è un elaborato unico nel suo genere, che contiene veri e propri messaggi cifrati, riguardanti le fasi della vita di chi l’ha realizzato, le tappe delle sue più intime esperienze, che, interpretate, traducono segni come la condizione della donna che l’ha intrecciato, la sua verginità, il suo matrimonio, la sua gravidanza, l’allattamento, la relazione con il proprio uomo. Nel suo linguaggio astratto, il tappeto berbero prende le sue forme dall’incontro e dal ruolo che ha la sessualità, espressione della fertilità, i cui motivi geometrici, i tratti, le losanghe e i colori diventano un linguaggio in codice che nasconde la vita segreta della donna berbera che l’ha tessuto. E la storia tessuta, varia, non è mai la stessa, perchè non è la storia di una tribù, di un popolo, ma il racconto individuale di una persona, di una donna.
Il tappeto Beni Ourain ha delle caratteristiche sue proprie, che lo rendono completamente diverso rispetto agli altri tappeti di origine nomade. Potremmo definirlo un tappeto unico, ribelle, tribale, lontano dagli schemi e dagli stereotipi, le cui caratteristiche e lo stile, dalle forme astratte, lo rendono attuale, moderno, elemento decorativo perfetto per qualsiasi ambiente. I Tappeti Beni Ourain grazie a questa loro semplicità ed estrema tradizionalità, la semplice opposizione di bianco e nero naturale (marrone scuro), riescono a riscaldare e arredare qualsiasi tipo di interno contemporaneo e di design: casa o ufficio, soggiorno o cucina.